
Il castello del Montiferru, oggi detto "Casteddu Ezzu", fu eretto presumibilmente nel XII secolo, per mano di Ittocorre, fratello del giudice Barisone di Torres, con lo scopo di proteggere i confini con il regno d'Arborea. Nel XIII secolo il castello insieme ai territori limitrofi fu annesso al giudicato d'Arborea, ad opera del sovrano Mariano II.
A partire dal XV secolo cadde in mano della famiglia Zatrillas che lo mantenne nei secoli successivi, precisamente fino al 1670, anno in cui fu definitivamente abbandonato. La storia riporta che nel 1668 donna Francesca Zatrillas, moglie di Agostino Castelvì e marchesa di Laconi, proprio qua trovò rifugio per sfuggire alle accuse di aver ucciso il proprio marito ed aver complottato contro il viceré. La marchesa riuscì infine a fuggire e ad imbarcarsi per Livorno. Proprio in seguito a queste vicende il castello fu abbandonato.
Le emergenze materiali di Casteddu Ezzu si limitano a resti di torri, paramenti murari e vani sotterranei probabilmente con funzione di cisterne. Il castello, la cui pianta si presentava allungata, racchiudeva all'interno delle sue mura una serie di ambienti, di cui è rimasta traccia a livello di fondamenta, ma di cui non è dato conoscere le funzioni.
Chiesa della Madonna della Neve
La Basilica si erge sulla parte più alta dell'abitato, sul colle Bardosu, in posizione straordinariamente panoramica.
La tradizione locale tramanda che, in un momento non precisato del XIII secolo, la costruzione della chiesa sia stata determinata da circostanze prodigiose, principiate col ritrovamento di una statua della Madonna col Bambino sulla vicina spiaggia di Pittinuri. Nessun indizio di una prima fondazione medievale permane tuttavia nelle attuali strutture dell'edificio, che dal 1919 vanta il titolo di Basilica Romana Minore. Eppure si ha traccia documentaria dell'esistenza della chiesa già nel XV secolo, si è a conoscenza di ingenti lavori di restauro alla fine del XVII secolo e di un nuovo intervento nella seconda metà del Settecento, cui si deve la trasformazione degli interni, conformati al più sobrio barocchetto piemontese.
Il tempio è strutturato ad aula mononavata, con volta a botte lunettata, suddivisa in quattro campate da sottarchi con ghiere a cassettone e decorazioni a rosette su fondo oro.
Sulla navata si aprono otto cappelle (quattro per lato), anch'esse voltate a botte e illuminate da lucernai a cupolotto, con ingressi balaustrati. I fornici di innesto delle cappelle alla navata sono scanditi da lesene a sguscio con semicapitelli compositi in stucco, innalzate su ampia zoccolatura in corrispondenza dei sottarchi della volta.
Il presbiterio, introdotto da un arcone che ne riduce l'ampiezza rispetto alla navata, è rialzato, ed è completato da abside con calotta unghiata, illuminata da finestroni quadrangolari. Al suo interno si innalza uno scenografico altare 'a ventaglio' in marmi e muratura, sormontato da un'alta cupola su pennacchi e tamburo ottagonale.
In occasione dell'Incoronazione solenne del simulacro della Vergine col Bambino, nel 1893 si volle dare ancor maggiore solennità agli interni del tempio, affidandone la decorazione pittorica a tempera al parmense (ma residente a Bosa) Emilio Scherer, pitture definitivamente rimosse alla metà del Novecento per l'eccessivo deperimento e il rifacimento di ampi tratti murari che minacciavano il crollo.
Seminario regionale del Sacro Cuore
Cuglieri fu scelta come sede del Seminario sia per la posizione centrale nell'isola, sia per la presenza della basilica dedicata alla Madonna della Neve, frequentatissima tuttora da molti fedeli.
L'attività del Seminario di Cuglieri, che ospitava anche la Pontificia Facoltà Teologica, si sviluppò fino al 1971, quando i Gesuiti rinunciarono alla sua gestione e l'istituzione fu trasferita a Cagliari. L'edificio appartiene oggi alla Regione Autonoma della Sardegna e alcuni locali sono attualmente occupati dagli uffici della Comunità Montana del Montiferru.
Progettato nel 1925 dall'ingegnere Giuseppe Momo (autore dei Seminari Regionali di Assisi, Fano e Molfetta), l'edificio fu inaugurato nel 1927 e si sviluppa su tre piani in quattro corpi disposti a quadrilatero, su un cortile centrale porticato, al quali si addossa la cappella sul versante O.
La torre campanaria del Seminario si distingue dalla massa compatta dell'edificio per il particolare coronamento a cuspide con cinque guglie. Tutta la serie di fabbricati presenta forme neoromaniche, riferibili alle numerose architetture medioevali della Sardegna, anche negli interni. Questi comprendono ampie e luminosissime aule scolastiche, una grande biblioteca, un gabinetto di fisica, un laboratorio di chimica terreno, l'aula magna con soffitto a cassettoni, e la cappella. Quest'ultima ha muri in bicromia, con travi a vista, ed è decorata a motivi geometrici dal pittore Isidoro Delogu.